Sei un appassionato o un’appassionata del mondo della due ruote? Conosci ogni dettaglio su modelli e motori usciti negli ultimi tempi? Forse però non conosci queste curiosità sulla storia della motocicletta! O forse sì: l’unico modo per toglierti il dubbio è continuare a leggere!
Il brevetto 83691
La prima curiosità sulla storia della motocicletta è ciò che in realtà ne segna il principio: il numero 83691, ovvero quello del primo brevetto di una motocicletta (anche se questo non era ancora il suo nome, come vedremo più avanti) depositato dall’ingegnere francese Louis Guillame Perreaux il 16 marzo 1869. Il suo prototipo era un veicolo a due ruote alimentato a vapore chiamato Velocipede a Grand Vitesse, ovvero la prima moto della storia. Pochi mesi dopo depositò altri brevetti, fino a quello quasi definitivo del 1871 che aveva un motore a vapore alimentato ad alcool, olio per lampade o petrolio, che lo stesso Perreaux definì “meno imbarazzante e di funzionamento più regolare”.
Dal brevetto alla vendita
Negli anni successivi apportò ulteriori migliorie ed il modello definitivo, prodotto in cinque o sei esemplari, riusciva a raggiungere velocità impensabili per l’epoca. Sai come venne pubblicizzato? Come il mezzo che avrebbe rimpiazzato “la razza cavallina potendo percorrere distanze favolose a 35 km/h”. Prezzo? Tremila franchi. Oggi l’unico esemplare visibile è al Musée de l’Ile-de-France, nel Castello di Sceaux.
La prima due ruote con il motore a scoppio
La prima vera e propria due ruote con il motore a scoppio fu creata da Gottlieb Daimler, che ne tentò anche una produzione industriale. Il nuovo mezzo, alimentato da un motore a benzina, poteva però raggiungere solamente i 12 chilometri all’ora. Qualche anno dopo un’innovazione arrivò dall’Inghilterra, dove un tale Holden aggiunse un motore a quattro tempi ed un freno anteriore ad una bicicletta, costruendo di fatto la prima quattro tempi della storia delle moto.
Perché motocicletta?
Come già detto, i primi modelli dei veicoli a due ruote non portano il nome di motocicletta. Questa parola altro non è che l'”italianizzazione” del marchio Motocyclette, con il quale venne presentato il primo modello prodotto dalla Werner. Infatti nel 1897 i due fratelli Werner depositarono il brevetto dell’applicazione di un motore ausiliario ad una comune bicicletta, che inizialmente chiamarono “moto-ciclo”. Passando poi alla commercializzazione del prodotto, scelsero il nome di Motocyclette. Il termine – ed il mezzo – si diffuse così rapidamente ed ebbe un successo tale che con il passare del tempo da nome proprio divenne il nome comune a tutti i mezzi a due ruote con un motore.
L’importanza di un nome
Già dai primi anni del XX secolo, l’uso del nome si diffuse così rapidamente da rendere necessario l’intervento della legge. Il Tribunale di Parigi, stando a ragioni di pubblico interesse, tolse la concessione di esclusività del marchio ai fratelli Werner e lo riconobbe di pubblico dominio. Dando di fatto il via alla nascita di marchi di produzione in tutta Europa (in Italia ricordiamo la Gilera nel 1909, la Della Ferrara nel 1913 e la Guzzi nel 1921), che rimase almeno fino agli anni’60 del Novecento la culla delle due ruote.
Le prime gare
La maggior parte degli appassionati di moto non vedono l’ora che inizi la stagione del Motomondiale. Ma quella che oggi è a tutti gli effetti la competizione su due ruote più importante, risale “solo” al 1949. E allora quali furono le prime gare motociclistiche? Ecco una curiosità sulla storia della motocicletta che forse ignori.
Già negli ultimi anni del ‘800, quindi contemporaneamente all’uscita dei primi prototipi, è possibile trovare nelle competizioni per mezzi a motore delle moto. Ma, come detto, si tratta di gare aperte a qualsiasi tipo di mezzo. Quindi non possiamo ancora parlare di gare motociclistiche vere e proprie.
Quando tutto ebbe inizio
L’anno della svolta è il 1903. Con la Parigi-Vienna e la Parigi-Madrid hanno inizio le vere e proprie gare tra moto. Leggendaria fu anche la sfida dello stesso anno tra Francia ed Inghilterra, per decretare il miglior costruttore. Vinse la Francia, con una moto in grado di toccare gli 86 chilometri orari. Ma fu una gara organizzata in Inghilterra (e ancora oggi un classico) a segnare il vero e proprio punto di partenza di tutto il motociclismo agonistico: il Tourist Trophy all’Isola di Mann.
Contemporaneamente nacquero i primi moto club, prima in Francia e poi anche in Italia. Nel 1911 il primo fu il Moto Club d’Italia a Milano. Dal 1912 prese il via il Campionato di Motociclismo, a cui fecero seguito gare su tutto il territorio nazionale. Ed è in questi anni che le case ed i piloti italiani si guadagnarono il loro posto nell’Olimpo: tutto il resto, è storia.
Il mistero della Traub
Nel 1967 un idraulico che stava facendo dei lavori di ristrutturazione in un palazzo fuori Cicago, abbattendo un muro trovò una moto. Chiedendo informazioni al proprietario della casa, venne fuori che si trattava di una moto rubata dal figlio prima di partire per la prima guerra mondiale. E fin qui, nulla di particolarmente misterioso, se non fosse che di quel veicolo non si conosce né l’identità, né il costruttore. Unico indizio: il nome Traub sul serbatoio.
Un modello futuristico
Ma c’è un dettaglio che rende il tutto ancora più misterioso. La Traub, dal punto di vista tecnico, è molto più all’avanguardia di ogni moto sua contemporanea. Un motore che la Harley avrebbe sviluppato solo venti anni dopo, un cambio a tre marce inedito per quegli anni e un avanzato freno posteriore solo solo alcuni dei “dettagli” che la rendono misteriosa. Senza contare che ogni componente è realizzata a mano, rendendola di fatto un pezzo unico. Pezzo unico che oggi può essere ammirato al Wheels Throught the time Museum, nel North Carolaina e che, incredibilmente, è ancora perfettamente funzionante!
La moto in Italia
Ecco una domanda per te sulle curiosità della storia della motocicletta: sapevi che tra il 1950 ed il 1960 in quasi tutte le famiglie italiane c’era una moto, un motorino o uno “scooter” (le virgolette sono d’obbligo visto il periodo)? Subito dopo la guerra il lavoratore medio – operaio o contadino – inizia ad avere la possibilità di poter abbandonare la bicicletta, lenta e faticosa, e passare ad un mezzo più veloce e allo stesso tempo meno faticoso per andare a lavorare. Le due ruote si affermano così come un mezzo di trasporto di massa, prima che come un mezzo esclusivamente per giovani o per ricchi.
Il trionfo dell’industria
Come conseguenza diretta c’è quello che per l’industria motociclistica italiana è un vero e proprio periodo d’oro. Sia in termini di produzione, che in campo sportivo. Guzzi, Gilera, Ducati, Benelli e molti altri marchi 100% Made in Italy diventano non solo sinonimo di stile, ma anche di affidabilità e semplicità di manutenzione e utilizzo. La Vespa e la Lambretta col tempo si trasformeranno in vere e proprie icone della nostra nazione, ritagliandosi anche il dovuto spazio tra le moto famose nei film nella nascente e poi fiorente industria cinematografica internazionale (un esempio su tutti: Vacanze Romane).