Premettendo che si tratta sempre di una classifica soggettiva e che c’è sempre un certo gusto per l’orrido, in giro, tanto da giustificare che migliaia di persone abbiano potuto comprare motociclette come quelle che seguono, ci siamo basati non solo sulla nostra personale valutazione, ma anche su dati e fatti oggettivi per un mercato che ha nel “bello” una delle sue migliori ragioni. L’estetica non è tutto ma è sicuramente molto e l’occhio vuole decisamente la sua parte.
Si va quindi senza indugio a iniziare la classifica delle 10 moto più brutte della storia.
10. Ariel Arrow
Si tratta di una moto così brutta che fa il giro e diventa bella. Con un’altezza da terra oggettivamente insufficiente si è rivelata estremamente difficile da guidare. Su introdotta nel marcato nel 1958 e di nuovo proposta nel 1965. Oltre ciò è necessario sottolineare come anche le prestazioni di questa due ruote fossero decisamente insoddisfacenti.
9. Kawasaki 750 Triple 1V and H2
Anche detta la “fabbrica vedove” Questa moto era una delle più veloci ma la condizione necessaria per la sicurezza fosse che certe velocità fossero raggiunte solo in linea retta, molto retta! La guidabilità di questa due posti era una delle peggiori mai registrate e, altro problema non da poco, l’impianto frenante lasciava molto desiderare. E’ ovvio, guardandola, che la sua linea non entusiasmava e non aiutava le pessime prestazioni.
8. Honda CX 500
Prodotta dal 1978 al 1983 non spaventa soltanto la linea priva di qualunque grazia ma anche e soprattutto quella scritta sulla marmitta che lascia insorgere, a qualunque motociclista che si rispetti, svariati punti interrogativi a fluttuare sul suo capo chiedendosi che cosa si possa nascondere dietro alla parola “turbo”. Non basta quindi la preoccupazione per quella parolina che in altri casi sarebbe magica, ci sono da aggiungere alcuni importanti punti alla lista di quel che non va. Questa moto presentava difetti congeniti legati al motore e all’aerodinamicità e non si può certo ignorare la scelta dei colori decisamente incomprensibile per quello che riguarda il tono “ottone” dei cerchi su carene molto molto plasticose!
7. Moto Guzzi
Alla numero 7 abbiamo un’intero brand: Moto Guzzi. Per quanto il marchio storico italiano abbia sicuramente scritto pagine importanti della storia della motocicletta, soprattutto quella nazionale, non possiamo non considerare che le linee di questo brand siano particolari e che, benché abbiano trovato la loro fetta di mercato, hanno anche sicuramente lasciato in più di un’occasione, senza parole per la sensazione che mancasse un pizzico di armonia ed eleganza per raggiungere una vera ed indiscussa competitività con le richieste del vasto mercato delle due ruote.
Il suo carattere è indiscutibile ma non sempre accompagnato da linee eleganti. Ci sono poi, all’interno del parco moto del brand italiano, elementi di indiscussa bellezza per il loro design ma per lo più Moto Guzzi, è riconoscibile per il rosso ed una geometria non sinuosa (abbiamo cercato il modo più delicato per dirlo, con tutto il rispetto per la storica casa motociclistica di Genova)
6. Greeves
Motocicletta dall’aspetto decisamente discutibile, nasce per essere una soluzione al fuoristrada e fallisce alla grande! Non solo l’estetica è decisamente a sfavore di questa “ranocchia” ma i problemi riscontrati fra maneggevolezza, sospensioni e frenata sono tali da scoraggiare anche il più temerario dei motociclisti.
5. Ducati multistrada 2003
Siamo al giro di boa con un’altra italiana che, in mezzo a linee eccezionali, nel 2003 esce con questo abominio. Una linea così indefinita ed indeterminata da fare il giro e divenire perfino interessante. Forse si tratta di un percorso e passando dalla strada al multistrada, Ducati ha fatto le sue esperienze, solo che questa esperienza è stata proprio un vero e proprio incubo. Come al solito una fetta di mercato ha gradito ed ha goduto di una Ducati sicuramente competitiva nel suo affacciarsi in un settore che non è mai stato il proprio core business.
4. BMW K1
Non è esente da rimproveri BMW, una casa che ha dato i natali a moto eccezionali e storiche e che sicuramente si poteva e si può permettere designer che siano rivoluzionari ma a volte si eccede nell’innovazione tanto da valicare i confini dell’esplorazione e tracimare nella zona morta, quella zona in cui si resta senza parole di fronte ad un’evidenza inaspettata. E’ il caso di BMW K1 che, proprio nel tentativo di esasperare l’aerodinamicità del veicolo lo ha letteralmente massacrato rendendolo pesante e per nulla maneggevole. Lo conferma la moto alla posizione 3 di questa top ten.
3. Ducati 906 Paso
La vedete? Vi ricorda qualcosa? Per caso la moto alla posizione 4? Esatto e non è affatto un caso che l’una sia del 1988 e l’altra del 1989. Questa cosa ricorda un po’ la corsa alla luna di Stati Uniti e Russia negli anni 60. Sembra che chiunque sia arrivato prima abbia fatto il danno maggiore e creato un precedente perché l’altro non migliorasse affatto. Anche in questo caso un tentativo di esasperare l’aerodinamicità fino a creare un siluro che sembra essere costruito per una prova di velocità nel deserto, raggiungere i 400 Km/h in linea perfettamente retta, frenare questo proiettile lanciato verso un futuro che non esisterà, scendere e buttarla cercando di dimenticare per sempre una linea inadeguata alla guida su strada per gente normale!
2. Honda Rune
In certi casi ci chiediamo se la figura che ha l’ultima parola sulla messa in produzione di un mezzo, e peggio ancora sulla messa in vendita di un modello, fosse stato concentrato in quel momento o se fosse con la testa alla lista della spesa da fare prima di rincasare alla sera o alla pessima pagella del figlio. Il fatto è che un brand come Honda, che ha già da decenni linee ben definite e determinate nelle sue categorie, non dovrebbe permettersi certi “esperimenti” di mercato. Quale misteriosa fetta di pubblico voleva andarsi ad accaparrare con un modello come questo? Ma il fatto non è solo l’indiscussa bruttezza quanto il fatto che a coronare la sconfitta sia un prezzo esorbitante (oltre € 25.000) ed una cilindrata insopportabile (1832 cc). Tutto è chiaramente fuori misura e tutto denota solo il tentativo di eccedere senza alcuna ragione di farlo.
1. Harley Davidson ‘Topper’
And the winner is… Ebbene sì, siete al cospetto di una Harley Davidson! Fra il 1960 ed il 1965 a Milwaukee dopo 60 anni di onorata attività, dopo essere una delle sole 2 case motociclistiche ad essere sopravvissute alla crisi del 29, dopo aver affrontato a testa alta 2 guerre in cui la casa ha fornito all’esercito centinaia di gloriosi mezzi, nel 1960, al quartier generale i boss si sono guardati in faccia, un po’ annoiati dal successo della loro produzione, hanno intrecciato le mani dietro la testa, si sono stiracchiati sulle loro poltrone e hanno detto – Sai che c’é? Facciamo un bello scooter! Noi siamo troppo fichi, non può che venirci bene! – ed hanno prodotto il topper. Sai che c’è? Dopo 5 anni si sono trovati di nuovo in quella stanza, si sono presi i loro due minuti di stiracchiamento sulle loro sempre bellissime poltrone e si sono detti – Sai che c’è? Smettiamo di fare gli scotter va! Ci vengono meglio chopper e custom. –